Il progetto di Eidos appositamente studiato sul tema di Miart 2024 “no time no space” èun dialogo ideale tra Mario Schifano e Nam June Paik, artisti che ugualmente negli anni 70 hanno lavorato con le immagini tv e su quel flusso di informazioni e immagini che ci hanno traghettato nell’epoca internet. Solo artisti visionari potevano ben più di vent’anni prima intuire quale sarebbe stata l’era in cui siamo totalmente immersi.
Mario Schifano (Homs, Libia 1934-Roma,1998) tra gli anni 60 e 70 vive in uno studio con decine di televisori sempre accesi a volume spento, inondando costantemente il suo spazio visivo con un flusso ininterrotto di immagini. Con i fermo immagine della serie dei Televisori Schifano è uno dei primi artisti a interagire con diversi media per creare un nuovo linguaggio. Quello che gli interessa è la velocità dell’immagine e la possibilità di fissarne frammenti attraverso cui ricostruire nuove storie.
Ugualmente la televisione con il suo potere massificante e il concetto di flusso delle informazioni sono il soggetto primario della ricerca di Nam June Paik (Gyeongseong, 1932- Miami, 2006), che concepisce la sua arte come comunicazione globale, come tentativo di fornire nuovi modelli da opporre a canoni e convenzioni dell’arte istituzionale.
In un’era pre-internet, Paik prevede e teorizza, tutto sommato con un immaginario lirico e spesso ironico, il ruolo della tecnologia nella comunicazione. Nelle sue performance la televisione si trasforma così in meta-oggetto, contenitore e contenuto, scultura robotica dall’immediata relazione interpersonale.
In mostra una parete composta da un corpus di 6 + 5 televisori di Schifano (tutti anni 70, archiviati e di prestigiosa provenienza collezione Giancarlo Tonelli, Terni e Galleria Emilio Mazzoli, Modena) dialoga con opere installative di Nam June Paik.