“Attraverso un uso sapiente del mezzo fotografico, che fa dell’essenzialità compositiva e della
velocità di scatto tratti distintivi del suo linguaggio, Rossi accompagna lo spettatore in quella
che è una totale unione: sono cosi vulnerabili le sue figure di fronte all’immensità del creato,
eppure in perfetto equilibrio con il circostante, con quel mare segno primordiale e sacro che
diviene qui grembo materno, rifugio che cela e protegge. Le sue acque in eterno movimento,
simbolo di potenza creatrice dialogano con una femminilità energica e al contempo fragile,
strabordante come quel moto ondoso in eterna trasformazione, protettiva verso quel mistero
bellissimo e nascosto che si cela in uno sguardo fugace, in quel corpo che muta come la
natura in cui si immerge. Prendiamo “Connection n.12; qui al centro della composizione una
giovane donna domina la scena, non ci guarda. Come una statua antica è avvolta in un
drappo bianco candido, che scivolando lungo il suo corpo seminudo la copre solo in parte;
dietro di lei l’infinità dell’acqua occupa gran parte dello spazio. E ancora, in “Connection n.3”
sembra nascere dal mare una moderna Venere: le mani a coprire il seno, la testa leggermente
reclinata, i capelli lunghi incorniciano il suo volto che guarda ad una nuova vita.”
Giada Gasparotti