
L’IMPERMEABILE DI KABUL
Teatro di questo ultimo romanzo di Tonino Bettanini (Genova, 1946), in uscita ora per i tipi di Gruppo Editoriale MAGOG, è l’Afghanistan nei giorni dell’Occidente in fuga (estate 2021). Come nelle sue precedenti storie, Bettanini ricorre ad una scrittura visiva e ad un ritmo narrativo spesso tributario del cinema e delle sue citazioni, tratte da generi quali l’action-movie ed il thriller. Brando Costa, un commis di Stato esperto di relazioni e comunicazione, amico e consigliere di Max Ruberti, ministro degli Esteri, è ancora una volta protagonista dei romanzi di Bettanini: qui in una movimentata avventura che da Roma lo porterà a Kabul e da lì a Feyzabad, capitale del Badakhshan, regno delle miniere del lapislazzuli.
Dopo la Roma e la Sicilia dell’attentato di Capaci, con la morte di Giovanni Falcone, il campione della lotta alla mafia, una love story che si snoda nei meandri dark del potere in lotta contro Cosa Nostra (Contro tutte le paure, Il Canneto 2021); dopo la Bruxelles della stagione del terrorismo islamico, una spy story che vede Qatarini e Commissione europea uniti ma anche divisi nel tentativo temerario e controverso di costruire una all news amica di una “buona informazione”(Bruxelles, la pelouse des Anglais, ib.,2022). Dopo la Russia dei primi freddi con Putin e la scomparsa di una professoressa italiana che “ha messo le mani dove non doveva” ( forse un traffico di icone) ed ecco allora L’icona di San Pietroburgo ( ib., 2023), un’avventura carica di suspence, attraversata dal confronto tra due fronti che non esitano a tradire il loro impegno istituzionale (mettendo così a dura prova gli amici della trasparenza, i nostri), ecco infine una quarta storia che ha come protagonista il soggetto collettivo de l’Unità di crisi della Farnesina, il Ministero degli Esteri italiano.
La dirige Marta Moncada, una donna-coraggio, ispirata da un ministro, Max Ruberti, che si avvale ancora una volta del suo fedele collaboratore, Brando Costa, per affidarle una doppia missione: salvare un archeologo italiano, il Professor Gianmarco Ferrari e il suo collega afghano Rashid Noori, direttore del Museo Nazionale dell’Afghanistan, forse rapiti dai Talebani o comunque spariti; fare chiarezza sul ruolo di un amico compassionevole dello stesso ministro, Matteo Orlando, che opera in una ong a Kabul: gli alleati USA lo sospettano di intelligenza col nemico per un traffico di lapislazzuli che avrebbe finanziato i Talebani.
Brando Costa dovrà allora innanzitutto trovare Orlando e chiarirne la posizione anche per salvare la sua stessa reputazione. Quel che ha condotto gli Americani a tener d’occhio Orlando è infatti rappresentato da un impermeabile color tabacco che reca, stampato sul risvolto del bavero, proprio le iniziali di Costa. E lui lo avrebbe imprestato a Orlando: un particolare, questo, assai rilevante che però Costa, per l’occasione smemorato, proprio non ricorda. Acquistato a Bruxelles, consegnato a Orlando in Italia, in una serata piovosa, ma poi da lui distrattamente seminato da qualche parte nei suoi traffici afghani, l’impermeabile sarebbe stato appunto ritrovato dall’intelligence USA proprio là dove non doveva stare.
Un paesaggio maestoso – il mitico passo Salang ad oltre 3400 metri –
abbraccia il succedersi di azioni e di inseguimenti che attraversano questa caccia afghana in cui operano: diplomatici italiani; membri del governo talebano prossimo ad insediarsi (tra cui un ministro, in gioventù compagno di giochi, pour cause, dell’ambasciatore italiano); medici devoti del giuramento di Ippocrate; funzionari e militari USA, e un mondo afghano che ha invano creduto nelle lusinghe della modernizzazione occidentale e che adesso deve temere la rappresaglia talebana. Sullo sfondo, un traffico di lapislazzuli che anima e agita il cuore di un’avventura che chiama in causa anche un’altra protagonista: la giovane e coraggiosa Samira, figlia del direttore Noori. È lei a far svoltare la storia in un inno all’uguaglianza di genere (proprio nel Paese che la sta cancellando giorno dopo giorno) e ad accompagnare il lettore fino all’ultima pagina del racconto e del suo imprevedibile finale.
L’impermeabile di Kabul celebra il ruolo e l’attività de l’Unità di crisi della Farnesina, cui è dedicato e più complessivamente il made in Italy delle missioni italiane – l’Italia ha avuto una storia di relazioni importanti con l’Afganistan fin dalla sua indipendenza, nel 1919 (una storia che il libro ricostruisce) – che conoscono competenza e coraggio e regalano al talento ed al sacrificio di questi nostri connazionali il colore della leggerezza, della simpatia e molto spesso del rispetto umano.
Tonino Bettanini dopo la Laurea in Filosofia e un inizio di attività come ricercatore in Sociologia del Linguaggio, interrompe nel 1990 la sua carriera universitaria per diventare esperto di comunicazione e relazioni istituzionali, temi ai quali ha dedicato numerose pubblicazioni. Ha attraversato le istituzioni italiane della Prima, Seconda e Terza Repubblica: dalla Presidenza del Consiglio (1990) alla Presidenza del Senato (2018). Ha lavorato presso la Commissione Europea e ha insegnato all’Università degli Studi di Roma La Sapienza. L’impermeabile di Kabul (prossima uscita) è il suo quarto romanzo