Eva & Franco Mattes
1 MB Line
opening 26 ottobre, ore 18-21
29 ottobre – 15 dicembre, 2024
Ctrl+Alt Museum, via Riviera, 39, 27100 Pavia
ingresso libero dal lunedì al sabato: ore 10-12 e 15-18
visite guidate: tariffe adulti 8€, ridotto 5€ (studenti e over 65)
email: info.museum@compvter.it
telefono: 0382 477896
Addentrarsi negli spazi del Ctrl+Alt Museum di Pavia è stato per il duo di artisti italoamericani Eva & Franco Mattes un po’ come entrare in uno scrigno dal quale non voler più uscire. Ordinati su mensole a parete, decine di computer rievocano la storia della tecnologia attraverso modelli iconici di macchine, in un susseguirsi di nomi che tracciano linee nel tempo, tra avanzamenti tecnologici, informatici ed estetici. Il display ne lascia a vista le scocche e le tastiere, accendendo la curiosità nelle generazioni più giovani e rievocando in quelle più adulte le prime esperienze informatiche.
“Olivetti Programma 101” (1966-71), la macchina che diede la speranza che ci potesse essere una via italiana dell’informatica e considerata da molti il primo personal computer. “Osborne 1” (1981-83), il primo computer portatile “leggero” ad avere un successo commerciale, ricordato per la caratteristica forma “a conchiglia”. “Apple LISA” (1983), il computer Apple antesignano del Macintosh. “Olivetti M24-SP” (1985), il computer italiano che cercò di vincere la battaglia commerciale nel settore del personal computer negli anni Ottanta. “Next Cube – Next Computer” (1988), la macchina con cui partì l’avventura post-Apple di Steve Jobs. E così via.1
Quasi unico nel suo genere, il Ctrl+Alt Museum è un museo del retrocomputing e dell’informatica fondato nel 2022 per promuovere e diffondere la cultura della storia della tecnologia, senza tralasciare le innovazioni più recenti.2 Gestito dall’associazione culturale comPVter il museo accoglie oggi un’ampia collezione di device storici rari e ancora funzionanti, tra cui computer, calcolatrici, periferiche, oltre che componenti software, disegni tecnici e fotografie. Ecco perché questo luogo ha suscitato l’entusiasmo di Eva & Franco Mattes che dagli anni Novanta si sono imposti nel panorama artistico internazionale per la loro indagine pionieristica sull’utilizzo di Internet e sulla sua influenza nel creare, diffondere e fruire l’arte.
Sostenuta da PROGETTO LUDOVICO, fondato a Milano nel 2021 da Lorenzo Perini Natali – piattaforma che promuove la ricerca, produzione e promozione di progetti artistici che si legano al settore industriale o ne toccano delle specifiche aree produttive – sotto la direzione artistica di Camilla Previ, “1 MB Line “instaura un dialogo formale e concettuale con gli spazi del Ctrl+Alt Museum attraverso la presenza di due opere.
Appesa al soffitto, Personal Photographs February 16 2007 (2024) guida lo sguardo verso l’alto. L’opera fa parte della serie AI-Assisted Circuits ed è composta da una canalina colorata nella quale corre a vista una bobina di cavi Ethernet. Al suo interno due microcomputer si scambiano in loop immagini provenienti dall’archivio personale degli artisti, tutte scattate il 16 febbraio 2007. Queste fotografie sono mostrate qui nella loro forma oggi più comune: quella dematerializzata di file costantemente copiati e trasferiti da un dispositivo ad un altro. Esse restano invisibili, eppure sono drasticamente lì, davanti ai nostri occhi. La loro presenza rafforza la tensione che esiste tra il visibile e l’invisibile, tra ciò che viene volutamente celato o incoraggiato, tra censura, sorveglianza, ipervisibilità e controllo. La forma e i colori dell’opera sono il risultato dell’interazione con l’AI alla quale i Mattes hanno fornito immagini di loro sculture precedentemente realizzate. Mischiando questi input a quelli di una miriade di altre immagini trovate in rete, l’AI ha contribuito in parte al processo di “costruzione” della scultura, diventando una sorta di co-autrice. Gli artisti hanno prima “generato” la foto dell’opera, e solo successivamente prodotto l’opera “originale”, alterando così il normale ciclo di produzione e documentazione della stessa. Labile e scivoloso diviene qui il confine tra originale e derivativo, tra individuale e collettivo. Questi scatti invisibili provenienti da un folder privato ci fanno immaginare quali foto potremmo aver scattato noi il 16 febbraio 2007, circoscrivendo uno spazio liminale dove la sfera personale dei Mattes si mischia alla nostra.
Mentre il circuito di informazioni di Personal Photographs February 16 2007 prosegue senza soluzione di continuità, nella stanza adiacente un’altra opera attraversa lo spazio espositivo. Come a marcare un segno che riporta in “vita” alcuni dispositivi, 1 MB Line (1998) traccia una singola linea che corre sui monitor di nove computer della collezione del museo.3 Esposta qui per la prima volta, l’opera è costituita da un singolo file di testo contenente una lunga serie di caratteri di sottolineatura che creano una linea. Come suggerisce il titolo, questa linea non è definita dalla sua lunghezza, bensì dalla dimensione del file: 1 MB, che corrisponde a 1.048.576 caratteri.4 Il suo “peso” si traduce in immagine solo quando si “impossessa” del medium (o è il medium stesso che la “ingloba?”), abitando i monitor e “adattandosi” alle loro infinite configurazioni. Dichiarato tributo alle Linee di Piero Manzoni – serie che l’artista cominciò a realizzare nella primavera del 1959, e oggi considerate le sue prime opere tridimensionali5 –, 1 MB Line sembra rimarcare la propria presenza nel tempo più che nello spazio. La riga “non è un orizzonte né un simbolo”, è semplicemente una linea sulla superficie (diremmo qui di ogni schermo). E “se nella contingenza materiale dell’opera essa non può essere infinita, è però senz’altro infinibile, ripetibile all’infinito, senza soluzione di continuità”, come afferma Manzoni nel suo testo Libera dimensione (1960).
Nel contesto del Ctrl+Alt Museum, costellato di scoperte ed invenzioni che contribuiscono a tracciare e tramandare la storia della tecnologia, il lavoro di Eva & Franco Mattes funge così da potente commento sulle modalità con le quali la rete e il progresso informatico stanno impattando le nostre esistenze, insinuandosi nella quotidianità e alterando radicalmente le nostre relazioni personali e i modelli comportamentali. Personal Photographs February 16 2007 testimonia infatti che siamo di fronte ad una “cieca” circolazione di immagini e dati dei quali non siamo più padroni, lasciando presagire un mondo in cui l’informazione stessa è l’unico materiale “vivente”. 1 MB Line riflette sul concetto di replicabilità “infinibile” di un codice e sul suo “manifestarsi” in immagine dentro a un medium tanto potente quanto instabile, una momentanea apparizione, tra le tante, dentro a un flusso che ci sovrasta.
Giovanna Manzotti
Eva & Franco Mattes
A metà degli anni Novanta Eva & Franco Mattes si sono resi conto che la nascente Internet avrebbe svolto un ruolo sempre più cruciale nel plasmare la cultura contemporanea e hanno iniziato a dedicare le loro ore di veglia quasi esclusivamente all’esplorazione di questo mezzo: le sue possibilità, le sue insidie e le implicazioni per la creazione e la diffusione dell’arte.
Operando anonimamente o pubblicando opere con vari pseudonimi – in particolare 0100101110101101.org – Eva & Franco Mattes sono diventati figure centrali nella scena internazionale, e con opere classiche come Life Sharing (2000) hanno contribuito a plasmare il medium stesso.
Attraverso video, installazioni e interventi online, il loro lavoro riflette e sviscera la nostra condizione di vita iperconnessa, esponendone spesso con umorismo nero le più profonde implicazioni etiche e politiche.
Alcuni dei loro lavori più controversi li hanno messi anche in guai legali, come il famoso processo con Nike – conclusosi, inaspettatamente, con la vittoria degli artisti –, l’invenzione del noto artista Darko Maver, o la diffusione di un virus informatico alla Biennale di Venezia. Interventi come questi li hanno resi artisti di culto, e la loro influenza sulle generazioni più giovani di artisti continua a crescere.
Le loro opere si trovano nelle collezioni del SFMOMA, Whitney Museum of American Art, Fotomuseum Winterthur, X Museum e Walker Art Center.
Il loro lavoro è stato presentato in numerosissime mostre tra cui: KW (Berlino, 2024); Modern Art Museum of Fort Worth (2023); Sharjah Art Foundation (2020); SFMOMA (2019); Biennale di Atene (2018); Mori Art Museum (Tokyo, 2018); Museum of Contemporary Art (Chicago, 2018); Whitechapel Gallery (Londra, 2016); Sundance Film Festival (2012); MoMA PS1 (New York, 2009). Nel 2001 sono stati tra gli artisti più giovani mai invitati alla Biennale di Venezia. Hanno avuto mostre personali in istituzioni come Frankfurter Kunstverein (2023); Fotomuseum Winterthur (2021); Kunstverein Wiesbaden (2021); Foundation PHI, Montreal (2020) e collaborato con numerose gallerie commerciali incluse Team Gallery, Los Angeles; Postmasters Gallery, New York e Apalazzo, Brescia.
PROGETTO LUDOVICO
PROGETTO LUDOVICO aps è una piattaforma di ricerca, produzione ed esposizione di arte legata all’industria. Fondata a Milano nel 2021 da Lorenzo Perini Natali, è una realtà che in dialogo con privati e istituzioni pubbliche sostiene residenze e progetti d’arte.
1 Per questo elenco dettagliato, ma assolutamente non esaustivo, si ringraziano Alessio Carmine Scipione, Beppe Leone e Dino Baldi, fondatori del Ctrl+Alt Museum.
2 Il museo ha sede nello storico cotonificio Dionigi Ghisio che fino agli anni Sessanta era attivo nella produzione di bende e medicazioni per l’esercito italiano.
3 Le macchine selezionate per esporre questa opera sono: “Macintosh SE” (prodotto dal 1987 al 1989), “Macintosh II SI” (prodotto dal 1990 al 1993), “Olivetti M24” (prodotto dal 1983 al 1989), “Power Mac G4” (prodotto dal 1999 al 2004), “Power Mac G5” (prodotto dal 2003 al 2006), “Commodore 64” (con monitor Sony, prodotto dal 1982 al 1994), “Macintosh 6100/60AV” (prodotto dal 1994 al 1995), “Phoenix technologies/Intel 486 SX” (assemblato con Monitor Hitachi CM640ET, anno 1992), “ZX Spectrum Sinclair” (con monitor JVC, prodotto dal 1982 al 1986).
4 Dal giorno della sua creazione, l’opera è liberamente scaricabile dal sito degli artisti www.0100101110101101.org
5 La prima Linea consiste in un foglio di carta rettangolare sul quale è tracciata una linea nera orizzontale. Dall’estate del 1959, Manzoni si dedica invece alla realizzazione di Linee più lunghe tracciate su fogli di carta che vengono poi arrotolati e chiusi in cilindri con un’etichetta che riporta la lunghezza e la data dell’opera.